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mercoledì 20 luglio 2011

Diaframma e i limiti

In questa lezione parleremo nuovamente di diaframma e profondità di campo, introducendo un concetto che non ho trovato molto in rete e che, pertanto, mi va di approfondire. Come già visto (ma non fa mai male ripeterlo!) il diaframma ha due funzioni: regolare la quantità di luce che impressiona il sensore in un tempo t ed aumentare/diminuire la profondità di campo, permettendo quindi ad un soggetto in primo piano di stagliarsi o meno dal fondo. Tuttavia, parlando con un amico, ho scoperto di come questi ignorasse completamente il funzionamento della profondità di campo in relazione al diaframma di lavoro. Questa persona si diceva, ingenuamente: "Voglio aumentare la profondità di campo affinché anche ciò che sta dietro il soggetto risulti a fuoco? Chiudo il diaframma". Questo modo di pensare non è errato, ma è semplicistico. Scopriamo assieme il perché.


I limiti

Quando inquadriamo una scena, qualunque essa sia, dobbiamo preoccuparci della messa a fuoco. Successivamente, dovremo scegliere un diaframma di lavoro pensando "Voglio isolare il soggetto o voglio contestualizzarlo?"
Andiamo per gradi, analizziamo il disegno qui sotto:
Il fotografo ha scelto il cane come soggeto della sua fotografia. Inoltre ha usato, come normalmente fareste anche voi, il cane stesso come punto focale. Vuole che il bosco di sfondo venga sfocato. Ha scelto il diaframma più aperto che la sua ottica gli poteva offrire (f/4). 
Ma come si fa ad isolare il soggetto? In questo esempio, il fotografo ha aperto tutto il diaframma ed ha scattato con tranquillità, sapendo che il bosco sarebbe venuto fuori fuoco. Ma non è sempre tutto così facile. Scopriamo come funzionano i limiti!

La profondità di campo si può dividere in due parti, come mostrato in figura. La parte in blu è quella del limite vicino, la parte in verde quella del limite lontano. Scelto un punto di messa a fuoco, la profondità di campo si estenderà in modo diseguale: 1/3 in avanti (limite vicino) e 2/3 verso l'infinito (limite lontano).

Scelta del punto focale

Dopo questa iniziale spiegazione, capirete l'importanza della scelta del punto focale. Sceglierlo in modo oculato può farvi lavorare ad un diaframma più aperto (in modo da mantenere, ad esempio, un piacevole effetto sfuocato nelle aree fuori fuoco) e tuttavia tenere a fuoco quello che realmente vi interessa. Guardiamo gli esempi qui sotto:


In figura 3, ci troviamo davanti all'errore del fotografo della domenica. Siccome per mettere a fuoco il bosco, usare un diaframma aperto (f/4) non era abbastanza, si prova scegliendo un diaframma due stop più chiuso (f/8). Ma sbaglia di nuovo, perché non varia il punto focale.
Ecco che spostando il punto focale, non solo abbiamo mantenuto il soggetto in primo piano a fuoco, ma siamo riusciti, senza dover modificare il diaframma, ad includere almeno una parte di alberi all'interno dell'area a fuoco.
Punto focale e profondità di campo

Un'altra cosa da tener presente, è la distanza variabile dei limiti. Essi infatti, si allontanano dal punto focale tanto quanto il punto focale è lontano dal nostro punto di ripresa. L'esempio sotto vi aiuterà a capire.

Mano a mano che allontaniamo il punto focale, scopriamo che a parità di diaframma, la profondità di campo aumenta. Di conseguenza, ad aumentare saranno anche i limiti. Bisogna tenere presente questo concetto soprattutto quando inquadriamo qualcosa di molto vicino. Ad esempio, scegliendo un punto focale a 10 metri di distanza, la profondità di campo potrà essere di un un metro o più. Ma se il punto focale si trova a 1 metro di distanza, la profondità di campo si ridurrà a 20-30 centimetri.

Attenzione alla macrofotografia. Parlando dei limiti, abbiamo detto che essi distano rispettivamente 1/3 e 2/3 dal punto focale. Naturalmente non poteva non esserci un'eccezione. Si tratta delle fotografie macro. Quando infatti le distanze si riducono a pochi centimetri, limite vicino e lontano sono equidistanti dal punto focale. Dovrete inoltre prestare attenzione due volte, perché viste le distanze ridotte, allo stesso la profondità di campo si riduce ad alcuni millimetri. E' uno di quei casi in cui dobbiamo chiudere il diaframma a valori estremi, se vogliamo tenere tutto il soggetto (che potrebbe essere, ad esempio, un insetto) a fuoco.

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